La Pittura di Aida Guardai. Cosa sappiamo veramente delle persone che conosciamo nella vita, e cosa riusciamo a leggere o a intravedere dietro la maschera che cela il mare di nebbia della nostra psiche? Porsi oggi questa domanda, a ottant’anni dalla morte di Sigmund Freud e a distanza di un secolo dalla sua navigazione di quel mare, dall’influenza che la sua opera ha avuto nel mondo dell’arte, a partire dalla nascita del Surrealismo ad opera di André Breton, potrebbe non suscitare interesse. In realtà, è proprio dalle ragioni che sottendono la nascita di questo movimento, avanguardia del novecento, che annovera nel campo della pittura, della letteratura, della poesia, straordinari artisti e intellettuali, che hanno segnato la storia del “Secolo Breve”, che afferma la sua efficacia. Riuscendo ad aprire una strada che si snoda, per lo stesso significato che il termine Surrealismo assume: una costante e continua manifestazione culturale, libera da ogni forma di pre-concetto, e da ogni ragionamento pre-ordinato. Una manifestazione della psiche che esala in modo irrazionale e privo di mediazioni dal “Lato Oscuro” di ogni creatura umana. Il basalto col quale è costruita questa strada annovera energie di pittori, poeti e letterati che vanno da Frida Kahlo, René Magritte, fino a Salvador D’Alì e tanti altri che porterebbe via troppo spazio il doverli elencare, ma non per questo meno importanti di quelli citati. Nel mondo della letteratura, da André Breton a Guillaume Apollinaire. Straordinaria, folta, è la compagine degli artisti surrealisti italiani, considerati fra i più importanti rappresentanti del movimento, personalità della cultura e dell’arte di livello mondiale: Giorgio De Chirico, Fabrizio Clerici, William Girometti, Alberto Savinio, Enrico Baj ecc.… Ognuno, a suo modo, interprete e testimone del proprio tempo, ognuno interprete di una costante e permanente attualità: l’uomo! La sua umanità raccontata e descritta aprendo la botola della sua psiche. Viene da pensare, e appare evidente il nesso con il surrealismo, quando si ha il piacere di ammirare l’opera pittorica di Aida Guardai. Una pittrice che con straordinaria immediatezza e sinuose pennellate e vivaci colori, ci racconta il suo inconscio. Ci parla dei sui sogni violentati dalla realtà quotidiana, dalla durezza che i rapporti con la contemporaneità producono a una velocità incontrollata e incontrollabile. Ed è proprio a questo livello che interviene Aida Guardai, è qui che intinge il pennello che cattura i colori che raccontano il desiderio: del mare, dell’aria, dei fiori; dai quali sbocciano volti di donne, i suoi volti(?). Il loro tratto-ritratto, con l’espandersi di una visione onirica, una visione surreale, liberata dal gioco della repressione e dalla cultura maschilista e sessista della nostra società. Appare così, e si materializza, l’IO represso liberato, un IO che ci appare nella poetica dell’uomo-natura. Con la forza del “Creato” alla quale l’artista rende omaggio; a dispetto di chi, quel “Creato” offende e vilipende, laddove, per missione, dovrebbe esaltare e inneggiare. Aida Guardai, con la sua pittura, con i suoi quadri, messi insieme come pagine di un romanzo autobiografico, ci sottopone una verità che appartiene a tutte le donne e agli uomini, coscienti di questa condizione umana. La sua pittura si eleva a un ottimo livello, e si sistema nella sezione permanente dell’arte italiana ed europea. Lo fa con discrezione, senza clamori, con la forza di una donna che sa della sofferenza e della sete di amore, che si alimenta alla sorgente del suo racconto-denuncia.
Filippo Lucignano.